Professor Stefano D'Anna - Rettore European School of Economics - ESE Economista, sociologo, Stefano D’Anna è un sognatore pragmatico, un filosofo d’azione che assomma in sé in modo singolare la figura di accademico ed imprenditore, di pedagogo e di uomo d’affari. Scrittore e conferenziere internazionale, vive in Toscana e lavora tra Londra, New York e Milano. Dal 1994 è Rettore della ESE – College britannico, alta Scuola di Economia e Finanza con Atenei a Londra, New York e tre Campus in Italia

Come rappresenta la filosofia della scuola?

La parola educazione trova il proprio etimo in “ex duco” che significa “guidare, condurre fuori” piuttosto che aggiungere nozioni e contenuti: questaStefano_Anna comprensione rovescia l’ordinario modo di intendere la formazione e il suo approccio. Estrarre quindi, eliminare…ma che cosa? E’ qui che si incentra la riflessione della ESE – The European School of Economics e insieme la sua missione: educare significa togliere pregiudizi ei vincoli, significa sradicare il provincialismo e ogni condizione limitante delle capacità della persona. L’ambiente psicologico che la scuola è solita offrire è che lo studente stia lì per conseguire un titolo, per assicurarsi una specie di passaporto che gli permetta di inserirsi nel mondo del lavoro, per avviare la sua carriera. L’educazione superiore, e lo studio in generale, ancora si fonda su una concezione aristotelica. Una logica che da secoli imperversa nelle scuole e nelle università di tutto il mondo e che ha creato conformismo, ha irreggimentato la mente dei giovani tarpandone la fantasia, lo slancio vitale, la ricerca della propria unicità. Ha inoltre allontanato inimmaginabilmente le scuole e gli atenei dal mondo dell’azione. Nell’abbattimento dello steccato tra sapere e saper fare, tra mondo accademico e impresa, la ESE è stata un precursore affrontando passi pionieristici. Innanzitutto ha stretto alleanza con le grandi imprese del mondo e ridotto la preponderanza quasi assoluta dello studio teorico in senso tradizionale contenendolo entro un 50% del totale del tempo e delle risorse. L’altro 50% è dedicato al lavoro sul campo, agli stage in azienda. l’In-Company Training Program della ESE, il programma di stage per i suoi studenti, è tra i più completi d’Europa con oltre mille imprese leader che collaborano per assicurare agli studenti ESE in più riprese, in Italia e all’estero, lunghi periodi di internship nei settori avanzati del Business internazionale.

Visibilia ex invisibilibus è il “pay off” della ESE: qual è il significato che lei attribuisce a quest’affermazione?

Il visibile, tutto ciò che vediamo e tocchiamo, è un prodotto dell’invisibile, una proiezione dell’essere di un uomo, di un individuo. La vita è come tu la sogni. Per questo accanto all’impegno teorico, teso all’eccellenza accademica, e all’azione sul campo, rivolta a creare le abilità pratiche, c’è poi un lavoro che attinge direttamente alle radici socratiche dell’università e al concetto stesso della sua missione: insegnare ai giovani l’arte di conoscersi, di scoprire se stessi per diventare padroni della propria vita. Non c’è nient’altro che sia più importante. Il lavoro sull’aspetto psicologico e delle attitudini, l’approfondimento della conoscenza delle qualità e capacità di ogni individuo, è quello che le università non fanno, o meglio, è quello che hanno ormai dimenticato e che pure è la loro vera raison d’etre. In ESE questo lavoro punta a capire che cosa ogni studente è nato per fare, e costantemente lo sospinge a fare quello che veramente ama e alla scoperta della propria unicità.

Quella che la ESE propone è quindi la formula dell’università del futuro…

All’opposto. Paradossalmente si potrebbe dire che la visione pedagogica della ESE è la proposta di un ritorno alle radici. Essa nasce dalla realizzazione che, a dispetto del progresso scientifico e materiale, l’educazione superiore è regredita rispetto al meraviglioso progetto dell’Accademia, del “sogno” di Platone. Quel modello di scuola, quegli istituti di educazione superiore che molto più tardi, nel medioevo, si sarebbero poi chiamati università, erano scuole di pensiero, nascevano intorno a un maestro, presupponevano la sua vicinanza con i discepoli; sorgevano in luoghi incantevoli scelti per la magia della loro storia; erano poste sempre vicino a fiumi e a fonti d’acqua. Non a caso l’Accademia si trovava in prossimità del Cefiso, il Liceo, ad est di Atene, era lambito dalle acque dell’Eridano e il Cinosarge, a sud della città, dove insegnò il cinico Antistene, era vicino all’Ilisso. L’acqua, oltre che simbolo di vita e di conoscenza, serviva per le abluzioni. In queste scuole la cultura del corpo e dello spirito erano i due profili della stessa realtà, indivisibile. La European School of Economics mette insieme questi tre elementi: lo studio teorico, che deve essere, il va sans dire, un elemento di eccellenza, il pragmatismo, che significa dare finalmente un peso adeguato alla preparazione pratica e, infine, ma non ultimo, lo sviluppo della persona: una preparazione psicologica alla leadership che riguarda in primo luogo il governo di se stessi e poi l’assunzione della responsabilità di guidare gli altri. Tutto questo in un ambiente multiculturale, di grande internazionalità, in una struttura multicampus, con Atenei aperti nelle capitali del mondo, dove gli studenti provengono da oltre settanta diverse nazionalità.

Nel Suo Libro “la Scuola degli Dei”, un best-seller internazionale, ricorrono spesso concetti legati alla crescita della responsabilità come: “niente è esterno” o “il mondo è così perché tu sei così”. Quali sono i passi decisivi per innalzare la responsabilità nell’individuo, come può una scuola arrivare a questo risultato?

“Nothing is external” o “The world is such because you are such” sono la moderna trasposizione di quell’apice dell’intelligenza umana magistralmente compresso nell’aforisma cristiano “mea culpa”. Essa è la formulazione più sintentica della responsailità mai enunciata nella storia dell’uomo. Questa visione è tradotta in termini comprensibili ai ragazzi d’oggi in: nothing is external, niente proviene dall’esterno. Forte e profonda in una scuola per leader deve essere la convinzione che qualsiasi evento o circostanza esterna della nostra vita è soltanto il riflesso della nostra psicologia, della nostra attitudine. Il mondo è lo specchio di Narciso, un riflesso dell’essere. Su questo crinale le tradizioni filosofiche e le religioni del mondo si dividono tra quelle che mettono Dio fuori di noi e quelle che lo collocano dentro di noi. Le prime danno rilevanza a un mondo esterno su cui l’uomo può influire ben poco e da cui sostanzialmente dipende. C’è un dio esterno dalla cui imperscrutabile volontà tutto origina, un essere inconoscibile al quale bisogna rivolgere preghiere e offrire riti propiziatori sperando nella sua benevolenza. Questa fisolosofia si potrebbe ironicamente, e amaramente, riassumere nella rassegnata e tragicomica espressione: speriamo che io me la cavo. Le seconde vedono il Creatore al nostro servizio e credono che la scintilla divina, e soprattutto la capacità di determinare il proprio destino, sia dentro di noi.

E’ la concezione romana dell’Homo Faber Fortunae Suae?

Si. Ogni costruzione sociale forte e longeva è stata fondata sulla consapevolezza/certezza che tutto dipende da noi. Non è eccessivo affermare che su questa locuzione è stato costruito l’impero romano. Accettare la responsabilità che questa concezione comporta significa realizzare veramente quanto ogni individuo sia libero di scegliere cosa gli accadrà. Questa linea di pensiero, e la forza morale che ne deriva, arriva fino alla visione del Dreamer, riportata nel mio Libro: La Scuola degli Dei, che è in realtà una mappa, un piano di fuga per evadere dal carcere psicologico in cui l’uomo ha imprigionato se stesso. E’ il manifesto di una rivoluzione, la rivoluzione dell’individuo che non accetta più la vecchiaia, la malattia e la morte come suo destino ineluttabile. Una vera università è innanzitutto una scuola dell’essere che pone le cruciali questioni su chi siamo, come siamo; una scuola che propone un lavoro in profondità sui nostri stati, sulle attitudini e modi di pensare, sulle nostre emozioni, immaginazioni, reazioni. E’ questo lavoro sull’essere che la ESE mette al cuore del suo progetto pedagogico considerandolo parte fondamentale di un’educazione completa capace di nutrire la mente ma anche nuovi sensi come la creatività, l’intuizione, ed un settimo senso, il sogno. Ritornando alla Sua domanda, se ci sono “passi” decisivi sul cammino verso più alti livelli di responsabilità, rispondo di no. Individuare tappe implica il concetto di tempo. In realtà il lavoro sull’essere non è un processo nel tempo, ma un viaggio da condurre dentro noi stessi, nell’essere. dove il tempo non esiste. Il territorio del fare è solo qui, nell’immensità, nell’infinità di questo istante.

Il miglior momento per un lavoro sull’essere è quindi adesso. Come Lei scrive: la capacità di un leader è vivere nel presente senza essere intrappolato nel ricordo del passato o nell’immaginazione del futuro. Una vera sfida: è davvero possibile riuscirci? Qual è il primo passo da fare per andare verso questa direzione di timelessness, in assenza di piani e programmi?

Tutti abbiamo gustato l’eternità. E’ stato quando, apparentemente per nove mesi, ma in realtà per un tempo infinito, siamo stati esseri acquatici, sospesi nel tiepido liquido del sacco amniotico. Dentro di noi c’è ancora viva la conoscenza di un mondo senza tempo dove non esiste contrapposizione tra esterno ed interno o qualsiasi altra contrapposizione o divisione. Eliminata la cortina fumogena del tempo possiamo realizzare come le idee che in noi sono vive ed in cui crediamo, in realtà sono già la nostra realtà. Il tempo è come una vernice che permettere di rendere visibile ciò che in noi è già accaduto. Così per esempio quando fu realizzato il grande parco di Disney World ad Orlando, voluto da Walt Disney e completato quando era da poco scomparso, all’affermazione malinconica di un giornalista “Se suo padre avesse potuto vedere…! ”, la figlia rispose “Se mio padre non l’avesse già visto tutto questo adesso non ci sarebbe”.

L’integrità e la trasparenza sono temi centrali che dovrebbero guidare il business. Come portarli avanti concretamente?

L’integrità viene spesso confusa con l’integrità morale: nella filosofia della ESE si tratta invece di due concetti ben distinti. L’integrità di un leader va intesa come completezza interiore, unità dell’essere. E’ la condizione psicologica di un individuo che ha saputo superare una logica conflittuale, eliminare ogni lotta interna, ogni divisione, contraddizione. Questa completezza o integrità si mostra evidente in alcune features psicologiche della leadership come la capacità di credere in se stessi, di prendere decisioni cruciali senza esitazioni o dubbi paralizzanti, di non essere vittima di paure o preda di immaginazioni negative. Il Cristianesimo primitivo ha chiamato fede la qualità esclusiva di quegli uomini speciali capaci credere prima di vedere, la loro forza capace di dare concretezza all’impossibile, di spostare le bibliche montagne. La nostra civiltà deve tutto a questi uomini, matti luminosi che si sono lasciati il mondo alle spalle per l’incapacità di mantenere il loro passo. Li abbiamo osteggiati, perseguitati, spesso eliminati senza capire che essi sono il sale della terra. Ecco, è tempo di creare Scuole capaci di forgiarli, di educarli e di immetterli nel mondo come cellule nuove e vitali di una umanità guarita. La ESE da alcuni anni conduce l’Integrity Seminar, un workshop per top manager e leader d’impresa che ha avuto edizioni nelle maggiori capitali del mondo, da Roma a Shanghai, da Budapest a New York. L’obiettivo è portare avanti questi concetti e proporre agli uomini con grandi responsabilità, in economia come in politica, un lavoro rivolto alla realizzazione di questa compattezza interiore, l’Integrity come condizione dell’essere. La ESE ha individuato in questa la parola chiave del futuro e la base stessa della leadership. La integrità di un leader ha la capacità di attirare uomini e risorse dando loro una ferma direzione verso l’alto, e poi visibilmente, verso il successo. L’integrità morale non può essere perseguita per sé, e meno che mai può essere sviluppata da corsi di etica, ma come una naturale conseguenza della integrità tout court. Essa emerge in un individuo che ha eliminato dal suo essere ogni contrapposizione e ha armonizzato in sé gli eterni antagonismi di sempre: business ed etica, azione e contemplazione, potere finanziario e amore.

Come si diventa “sognatori pragmatici” e come si apprende l’arte del sognare, come dice il Suo Libro: la capacità di trasformare l’impossibile in possibile e poi in inevitabile?

Il sogno è la cosa più reale che ci sia – dice il Dreamer. Tutto nasce dal sogno. Il sogno può essere soltanto dell’individuo: non si può sognare né in due, né in mille o in un milione. La massa non può sognare e di fatto non ha mai creato nulla. Solo l’individuo crea e può portare cambiamenti nella società. Come scuola, abbiamo la missione di preparare sognatori che allo stesso tempo abbiamo grande concretezza. Li abbiamo chiamati pragmatic dreamers coniando la sintesi più efficace di un progetto educativo antico di millenni, espresso nell’apparente paradosso biblico: innocenti come colombe e astuti come serpenti. Occorrono scuole capaci di educare uomini e donne scaltri nel mondo degli eventi e innocenti nell’essere. Nell’azione essi devono competere e vincere con gli avversari e gli antagonisti più scaltri e preparati, mentre interiormente a nessuno deve essere permesso di intaccare la loro integrità, niente deve produrre ferite. Innocente deriva da “in-nocuus“, che non nuoce, cioè incapace di cagionarci un danno. Un sognatore pragmatico concilia in sé la parte sognante ed il fare pragmatico senza scinderli mai. Nella sua visione non c’è separazione tra esterno ed interno, visibile ed invisibile, tra essere ed avere. Egli sa che un uomo può solo avere ciò che è, può solo possedere ciò di cui è responsabile.

Quale è stato il percorso che l’ha portata a fondare ESE? Quali i passi decisivi? Come ha superato gli inevitabili ostacoli?

 L’incontro con il Dreamer è stato determinante, Un giorno mi ha affidato il compito di creare una nuova università, una fucina di uomini visionari, pragmatic dreamers. E anche se avevo ricevuto da Lui un lungo tirocinio, quando mi fu annunciato mi sentii schiacciato da un tale compito. Poi mi rimboccai le maniche e iniziai dal primo studente fino a raggiungerne migliaia. Tutti ragazzi con un sogno da realizzare, tutti attirati dal suono del flauto magico delle idee e dei principi del Dreamer. Quando si è pronti veramente a realizzare un sogno, gli ostacoli si smussano e le difficoltà che ci apparivano insormontabili come montagne si rivelano lievi gibbosità su cui mettere il piede e andare oltre. Realizzai che tutto nella mia vita, nel bene e nel male, mi aveva preparato a questa impresa. Così quando mi chiedono cosa facevo prima di diventare il rettore della ESE rispondo: mi preparavo a diventare il Rettore della ESE. Aver appreso dal Dreamer che l’antagonista è il realtà il tuo migliore alleato è stata una grande realizzazione. La sua forza apparentemente avversa ci tiene svegli e attivi e lavora giorno e notte al nostro servizio. Un vantaggio competitivo impareggiabile degli studenti ESE è sapere che l’unico e solo scopo dell’antagonista è la tua vittoria. Nel mio Libro, La Scuola degli Dei, é raccontata la nascita della Scuola e si ritrovano le idee e i principi che l’hanno ispirata e tuttora la guidano.

Qual è il suo sogno per il futuro? E per i suoi allievi?

Il sogno della ESE è la continuazione del Sogno di Platone e la sua evoluzione: realizzare una Scuola che metta l’individuo, il singolo studente al centro di ogni attività e il suo sogno in cima ad ogni priorità. E che ogni studente scopra quali sono i suoi talenti, per che cosa è nato. Il sogno che trasmettiamo ai nostri allievi è che ognuno di essi abbia le qualità e l’opportunità di scegliere e non di essere scelto, e che faccia nella vita ciò che veramente ama.

La preparazione che date ai vostri studenti è fortemente internazionale, con la possibilità unica di spostarsi da un campus all’altro – Londra, Milano, Lucca, Roma, New York – dove la ESE ha sede. E’ così che si diventa cittadini del mondo?

Are you ready to be a planetary citizen? Questo è l’appello ed allo stesso tempo la sfida lanciata dalla ESE per recrutare I futuri leader globali. Per diventare cittadini del mondo non è sufficiente viaggiare e conoscere le lingue. E neanche è sufficiente creare uno spazio accademico senza frontiere, come la ESE ha fatto, dove gli studenti possano muoversi da una nazione all’altra, da un campus all’altro, in completa libertà. Anche questo non basta a educare planetary citizens. Per perdere i contorni che ci costringono in una cultura, entro i confini angusti di una nazionalità, occorre perdere il provincialismo, vanno eliminati pregiudizi e idee di seconda mano trasmessi attraverso anni e anni di educazione, direi di indottrinamento, alla uniformità. Siamo ancora ai primordi di una educazione tesa a preparare donne e uomini liberi, pensatori indipendenti. Leader globali, veri cittadini del mondo.

Un suo consiglio per dare a Finanza Straordinaria.it un respiro internazionale perché tutti coloro che la utilizzano, da qualunque nazione, se ne sentano parte?

Una organizzazione è l’espressione del suo fondatore come furono i regni per gli antichi sovrani. Le sue caratteristiche, il segreto del suo successo e anche della sua longevità sono nelle idee, nel sogno di chi l’ha creata. Conoscendo il professor Marco Arcari posso prevedere che il suo progetto di strada ne farà tanta e troverà lettori e fans in tutti i paesi del mondo… E questo è anche il mio personale auspicio.